Cristo, le femmine

Cristo, le femmine
selezione FLINTA* indie

FLINTA* è una sigla usata in lingua tedesca e sta per donne, lesbiche, persone intersessuali, non binarie, trans* e agender. Cristo, le femmine è una selezione di musica prevalentemente indipendente, generi vari, queer. No maschi cis.

Qui proponiamo una selezione della selezione, poche parole e immagini sulle artiste che scegliamo.

Intro

Sono talmente femmina da essere sovversiva.
(In culo a te – Valerie Solanas)

Quando parlo di femmine, non mi riferisco al sesso biologico – ma non mi riferisco neanche al genere. Mi riferisco piuttosto a qualcosa che potrebbe anche essere il sesso, così come lo descrivono i reazionari (permanente, immutabile, ecc.), ma la cui natura è ontologica, non biologica. Essere femmina non corrisponde a una caratteristica anatomica o genetica di un organismo, ma piuttosto a una condizione esistenziale universale, l’unica e sola struttura della coscienza umana. Essere è essere femmina: le due cose si equivalgono.
Di conseguenza, se tutte le donne sono femmine, non tutte le femmine sono donne. In effetti, l’esistenza empirica – passata e presente – di generi diversi da quelli di uomo e donna significa che la maggior parte delle femmine non sono donne. Tutto ciò è ironico, ma non è una contraddizione. Siamo tutt* femmine, ma il modo in cui una persona fa i conti con l’essere femmina – gli specifici meccanismi di difesa che sviluppa consciamente o inconsciamente come forma di reazione contro il suo essere femmina, nei termini di ciò che è storicamente e culturalmente disponibile – è ciò che comunemente chiamiamo genere.
(Femmine – Andrea Long Chu)

Cristo, le femmine.
(Madame)

Ma Rainey

I went out last night with a crowd of my friends,
It must’ve been women, ‘cause I don’t like no men.
Wear my clothes just like a fan
Talk to the gals just like any old man

Prove it on me blues

Prove It on Me Blues (1928) ritrae una wild woman (la donna che rifiuta coscientemente i valori tradizionali, soprattutto quelli che le impongono passività nelle relazioni con gli uomini) che afferma la sua indipendenza dalle norme femminili convenzionali ostentando audacemente il proprio lesbismo. L’attrazione sessuale di Rainey per le donne non era un segreto né tra i colleghi e le colleghe né tra il pubblico. L’immagine pubblicitaria per l’uscita del brano la mostrava vestita con cappello, giacca e cravatta da uomo intenta, mentre un poliziotto guardava, a sedurre due donne a un angolo della strada.

Sandra Lieb ha definito questa canzone una “potente dichiarazione di sfida e autostima lesbica”. Prove It on Me Blues è una canzone che precorre il movimento culturale lesbico degli anni Settanta che iniziò a consolidarsi intorno alle performance e all’incisione di canzoni che parlavano di lesbismo.

(Blues e femminismo nero – Angela Davis)

boygenius

Tre musiciste queer, ognuna con una ben avviata carriera solista in ambito indipendente, che nel loro progetto comune – che è anche un legame di reciproco amore profondo – stanno incendiando platee enormi abitate al 99% di orde di giovani lesbiche – e vari altri esseri di un bestiario renitente alla norma dell’eterosessismo – in delirio e adorazione.

Negli States ormai riempiono arene da 20.000 persone, in Italia qualcun* dice ancora “boygenius chi?”. Se anche tu vuoi diventare una groupie fanatica come noi, puoi approfondire leggendo Boygenius, la cura, un pezzo scritto col cuore in mano da una di noi due.

Angel Olsen

Cercare tracce nascoste di lesbicità nei testi delle artiste che amiamo è una cosa che facciamo un po’ tutte. Ma in testi quasi sempre rivolti a un you, la lingua inglese non ci permette di sciogliere l’ambiguità di genere di quel tu.

Alla fine un coming out tardivo su Instagram con relativa condivisione di tante foto di grande innamoramento hanno fatto esultare tutte noi, innamorate da tempo di lei e dell’intensità del suo tremolo-vibrato. Poi quella storia d’amore è finita, ma Angel Olsen ormai è nostra.

 

Angel Olsen

Madame

Nelle ultime due edizioni di Some Prefer Cake ci siamo chieste “Ma perché nessuna dj mette mai Madame nei dj set? Facciamolo noi!”. Senza  Madame, non esisterebbe Cristo, le femmine. Né l’idea, né il nome.

Madame non si dice lesbica, perché lesbica non è. A lei piace tuttu e non si fa nessun problema a dirlo nei testi, di cui a volte fa anche gli spiegoni.

Samba, coi tuoi occhi samba
Labbra nella carne, fiori nella sabbia, eh-eh
Samba, coi tuoi occhi samba
Lividi alle gambe, mani sulla faccia, eh-eh
A sud nelle tue labbra
Foresta, caligo, marea (marea)

Fever Ray

First I take you then you take me
Breathe some life into a fantasy
Your lips, warm and fuzzy
I want to run my fingers up your pussy

Fever Ray

Anna Calvi

Noi lo sapevamo già al suo esordio nel 2011, perché noi lesbiche sappiamo leggere (e non c’era neanche tanto bisogno di leggere tra le righe dei testi), ma il resto del mondo, quello dei Giancosi, si è reso conto soltanto con Hunter del 2018 che Annina nostra è lesbica. “Non è un disco di coming out, le mie canzoni hanno sempre parlato di donne. Solo che a volte, anche se glielo sbatti in faccia, alcuni non capiscono”.

Anna Calvi

“I want to explore a more subversive sexuality, which goes further than what is expected of a woman in our patriarchal heteronormative society. I want to repeat the words “girl boy, woman man”, over and over, to find the limits of these words, against the vastness of human experience.”

(Anna Calvi, su Don’t Beat the Girl out of my Boy)

Torres

O – Nella pagina dobbiamo metterci Anna Calvi: anche se non rientra nella nostra ora di selezione, noi la metteremmo in scaletta perché sì. Forse anche Torres, anche se Anna è più politica, possiamo riportare cose che dice

R – Per me Torres è politica in maniera dirompente, proprio per il fatto che non è politica con la teorizzazione, ma col corpo, le immagini, la storia di vita, la trovo una cosa abbastanza rara e molto potente. Bastano la copertina e i video da Three Futures a dire tutto

O – Ok

Torres

I am not a righteous woman
I’m more of an ass man
And when I go to spread, it’s just to
Take up all the space I can

Janelle Monáe

Janelle Monáe presa benissimo
Chiudiamo senza ulteriori parole, ma con una Janelle Monáe presa benissimo.

Lipstick Lover, il video.

E una playlist, mutevole.

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